Dopo una bella sbornia da vasca da 25, #Fattidinuoto weekly ritorna nelle vostre mail per la terzultima volta in questo lunghissimo ma emozionate 2023. Cosa ci siamo portati a casa da Otopeni?
Daniel Wiffen
Nello scegliere la prestazione dei Campionati c’è poca indecisione: gli 800 stile nuotati da Daniel Wiffen a Otopeni sono stati davvero incredibili. Va detto che l’irlandese ha disputato un 2023 in piena e costante crescita, con un picco di prestazioni a Fukuoka passate probabilmente in secondo piano perché nascoste dal pazzesco livello generale del mezzofondo. Ai Mondiali giapponesi, Wiffen ha fatto 7.39.19 negli 800 (record europeo) e 14.43.01 nei 1500, e ha chiuso entrambe le gare al quarto posto. Nei 1500 in lunga ha un p.b. di 14.34.56, sempre del 2023, prestazione che lo piazza al settimo posto di sempre nel miglio in vasca. Quella di domenica scorsa, però, è sembrata una gara addirittura superiore a tutte queste: il 7.20.49 ottenuto ha permesso a Wiffen di siglare il record del mondo e cancellare un mito come Grant Hackett dal libro dei primati. Il convertitore di tempi corta/lunga, per quanto possa valere, dice che questo crono in vasca da 50 varrebbe 7.33.25, che sarebbe la seconda prestazione mondiale di sempre, a poco più di un secondo da Zhang Lin e quel record di Roma 2009 che da allora sembra inarrivabile. Brutta notizia per tutti i mezzofondisti: Daniel Wiffen c’è davvero.
Benjamin Proud
Parli di Ben Proud e pensi all’incompiuto. Con buona pace di Giannis Antetokounmpo e di quelli che “il fallimento sportivo non esiste”, ci sono indubbiamente alcuni risultati, perfino alcune carriere, che sembrano sprecate, incompiute appunto. Parlando dal divano di casa (sigh!), Ben Proud sembra rientrare in questo discorso: la sua è indubbiamente un'onesta carriera di sprinter che, però, sarebbe potuta essere qualcosa di più. Gli è mancata quasi sempre la ciliegina sulla torta, al buon Benjamin, e anche a questi Europei è andata così: titolo nei 50 stile, prestazione eccellente, mazzate in acqua da spaccare i tronchi nella foresta, due centesimi dal world record. Lui, da parte sua, non sembra intenzionato a mollare, e per questo noi lo tifiamo ad oltranza.
Noè Ponti
Senza l’800 di Daniel Wiffen, la palma virtuale di “Man of the Champs” sarebbe andata a Noè Ponti. Lo svizzero ha nuotato l’Europeo perfetto, sweeppando il delfino con una tripletta da paura: 21.74 nei 50, 48.47 nei 100 (record europeo), 1.49.71 nei 200. Non contento, ha poi sfiorato la vittoria anche nei 100 misti, arrivando vicinissimo al vincitore Reitshammer, dopo essere entrato in finale grazie alla vittoria nello spareggio delle semifinali. La sua presenza in vasca si è sentita alla grande e le vittorie che ha ottenuto sono sintomo di agonismo e di una crescita personale evidente. Ponti è un 2001, a Tokyo è stato bronzo nei 100 farfalla e a Parigi vorrà essere di sicuro protagonista. Vincere aiuta a vincere, e nuotare un Europeo di grande livello per lui è stata una scelta chiara. (A margine: quando la si finirà di definirlo lo svizzero d’Italia sarà sempre troppo tardi. È svizzero, punto.)
Simona Quadarella
Difficile scegliere un solo atleta italiano per questi Europei. C’è chi meriterebbe per aver fatto il record italiano (Alberto Razzetti, Lorenzo Mora e Alessandro Miressi) e chi per aver dato l’ennesima riprova di una caratura internazionale (Benedetta Pilato e Nicolò Martinenghi), chi si è rivelato in maniera sorprendente (Jasmine Nocentini) e chi non sembra voler mollare il colpo (Silvia DI Pietro). Però se devo proprio scegliere, allora dico Simona Quadarella. Una come lei, che ha vinto più o meno tutto quello che si può vincere e che ha nelle braccia già diversi anni di chilometri nuotati, non era per nulla tenuta a disputare questi Europei. Non si tratta di snobismo o superficialità, ma di mero calcolo matematico: se devo macinare metri di gara, e a Otopeni sono stati 5400 dopo aver già nuoto gli Assoluti settimana scorsa, lo faccio solo se sono sicuro che questo ha un valore. Per Simona questo valore c’era, e lo ha sentenziato presentandosi ad un campionato in corta (non la sua vasca preferita) magari non al top della condizione, sfidando tutte a viso aperto e riuscendo ancora una volta a dimostrare di che paste è fatta. Dopo due prove non esaltanti come i 1500 e gli 800, chiusi entrambi al secondo posto con prestazioni buone ma non buonissime, si è tuffata nei 400 e ha sparato il p.b. vincendo l’oro. Agonismo e classe, mentalità e consapevolezza: questo si chiama essere campioni.
See you later!