Ad un anno di distanza dall'inizio di TUTTO, ha ancora senso parlare di ritorno alla normalità?
Da questa domanda parte Fattidinuoto Weekly di oggi, pensieri sparsi sulla settimana del nuoto, ogni mercoledì direttamente nella vostra email.
- 144 A TOKYO
Finita la retorica dell'andrà tutto bene, sembra ormai chiaro che un ritorno integrale al mondo pre 2020 sarà impossibile. Non di sicuro perché non lo vogliamo o perché non abbiamo "tenuto duro" abbastanza, ma perché ci sono situazioni che la pandemia ha semplicemente cambiato per sempre ed altre che ha addirittura annullato. Non vi preoccupate, non si tratta del solito pippone politico su chi abbia ragione e chi torto, qui si parla di nuoto e di piscine con un occhio sempre attento sulla parte sportiva.
Sulla riforma del mondo dello sport è stato già detto tanto, forse troppo, e preferisco rimandarvi a chi ne scrive con più cognizione, oppure (se ci tenete) alle parole dei vari esponenti politici. Solo la sua reale applicazione (2022), al netto delle revisioni che nel frattempo potrebbe avere, ci diranno se migliorerà, peggiorerà o lascerà tutto uguale. Intanto un dato di fatto: i gestori soffrono, schiacciati sotto il peso della non riapertura e di quello che ormai è diventato un anno intero senza lavoro.
I NUOTATORI NEL 2021
La pandemia ha schiacciato praticamente tutti gli sport, lasciando segni più o meno evidenti anche a seconda del mercato che ogni singolo carrozzone muove dietro di sé. Nel nuoto, così come in tutti gli sport prettamente olimpici, il rinvio di Tokyo 2020 è stato il buco più grosso, ma abbiamo visto anche posticipare Europei in lunga e Mondiali in corta, oltre ad una lunga lista di trofei nazionali ed internazionali.
Si è di conseguenza rallentata anche la corsa al professionismo, iniziata un paio di anni fa con le proteste di alcuni atleti contro la FINA e con la nascita della ISL (che, va detto, ci ha dato l'unico grande evento del 2020). Un piccolo passo avanti in questo senso è stato compiuto in questi giorni, con la nascita della della International Swimmers' Alliance , associazione di nuotatori professionisti della quale sono portavoce Katinka Hosszu, Ranomi Kromowidjojo, Chad LeClos, Tom Shields, Lia Neal e Brant Hayden.
Inutile discutere sul fatto che sia o meno un sindacato - parola che negli USA non trova grandi consensi -, meglio concentrarsi sugli effettivi obiettivi e sui risultati che può conseguire, sperando che non si tratti di un ennesimo buco nell'acqua. Che male c'è se i nuotatori vogliono prendere in mano le loro vite, cercando di contare qualcosa a livello decisionale e non lasciando che siano sempre dei funzionari a scegliere per loro? Che cosa c'è di sbagliato nel volere diventare dei professionisti, nel cercare di venire ripagati per gli sforzi fatti, nel provare a rendere il nuoto un lavoro? Da quando guadagnare con lo sport è diventato un peccato? Nessuno si scandalizza più quando LeBron James e compagni chiedono un aumento dei minimi salariali nell'NBA o quando il cartellino di un calciatore viene scambiato per cifre che basterebbero per organizzare un intero Mondiale di nuoto.
Ne è già passato abbastanza di tempo da quando Matt Biondi, negli anni '80, ha avuto le prime idee avanguardistiche ed il nuoto sembra essere uno degli sport meno aggiornati da questo punto di vista.
RISULTATI SCONOSCIUTI
Partendo da qui ed ampliando il ragionamento, si finisce inevitabilmente all'annoso discorso sulla visibilità del nuoto rispetto a qualsiasi altro sport. I risultati si perdono sistematicamente nelle ultimissime pagine dei quotidiani, e trovano spazio unicamente nei siti specializzati, dove però devono coesistere con articoli acchiappaclick di ogni genere (ci vogliono anche quelli).
Federica Pellegrini ha nuotato 1'53"52 nei 200 stile in vasca corta facendoci capire che "c'è"? Who cares.
Tatjana Schoenmaker ha stabilito il record Sudafricano dei 100 rana in 1'05"89 portandosi in vetta al ranking stagionale davanti a Benedetta Pilato? Sti c***i.
Arianna Castiglioni ha riacceso la lotta per la qualificazione a Tokyo sparando 1'06"55 nei 100 rana ed anticipandoci che si giocherà fino all'ultimo il pass contro l'amica/rivale Martina Carraro? Eh vabbè.
Tra l'altro, mai in Italia abbiamo avuto una così alta densità di atleti d'élite in una sola gara Olimpica come nei 100 rana femminili di oggi, dove il ct dovrà addirittura scegliere di lasciare a casa una (tra Carraro e Castiglioni) probabile finalista. Sarebbe una storia da raccontare, piena di grandi temi come la preparazione di ogni singola atleta, il miglioramento reciproco che scaturisce dalla rivalità interna (proprio come succede molto più di frequente negli USA), l'approccio mentale alla gara che conta, il grande finale con l'appuntamento agli Assoluti.
Se proposta nel modo giusto, si tratta di una storyline he potrebbe avvicinare al nuoto gli occhi di appassionati di sport che magari durante l'anno si allontanano, attirati da discipline molto più mainstream, ed invece ce lo raccontiamo tra di noi, che sappiamo già tutto, mentre sui quotidiani al massimo ci becchiamo una fotogallery di Italian's Got Talent. Che amarezza.