Bentornati su Fattidinuoto Weekly, pensieri sparsi sulla settimana del nuoto, ogni mercoledì nella vostra mail. Questa settimana, le notizie non sono delle migliori. Tralasciando la situazione politica (meglio parlarne quando sarà chiara la rotta che prenderà il governo entrante in materia sportiva), i numeri sui contagi tornano ad essere preoccupanti in tutta Italia e non solo.
Ala luce di ciò, quanto senso ha sperare ancora nella fattibilità delle Olimpiadi? Se si opterà per la soluzione a porte chiuse, avranno lo stesso valore sportivo o saranno da considerare Giochi monchi?
- 158 GIORNI A TOKYO
In un articolo uscito sul New York Times, Matthew Futterman cerca di descrivere l'enorme differenza che c'è tra lo sport con e senza pubblico.
Futterman si trova a Melbourne per gli Australian Open di tennis, dove l'amministrazione statale ha deciso di imporre un lockdown di cinque giorni a causa dell'incremento di casi di COVID-19. Inizialmente, gli stadi erano stati aperti al 50% della loro capacità, un primo esperimento di ritorno al passato dopo 11 mesi di sport completamente a porte chiuse, ma i numeri in crescita dei contagi hanno preoccupato lo stato del Victoria a tal punto da optare per la chiusura totale. Da sabato, gli spalti dell'Australian Open sono completamente vuoti.
Nel pezzo si racconta in particolare il match tra Kyrgios e Humbert, avvenuto mercoledì scorso - dove il tennista australiano è stato trascinato dai tifosi di casa ad un'incredibile vittoria in rimonta al quinto set - sostenendo che, in uno sport come il tennis, il pubblico può diventare un vero fattore. Come sarebbe andata la partita se si fosse giocata a porte chiuse? Kyrgios avrebbe trovato la forza di credere nella vittoria dopo essere stato sotto nel punteggio? Humbert avrebbe sbagliato due match point al servizio se non avesse avuto la pressione del pubblico a sfavore? Lo sport con o senza pubblico è talmente diverso che, secondo Futterman, nel secondo caso non si può parlare di sport.
Intervistati sulla questione, molti sportivi hanno dichiarato di essere talmente immersi nella trance agonistica da non sentire niente di ciò che avviene intorno a loro. Per quanto vera sia questa sensazione, non si può negare che fattori come l'effetto "casalingo" negli sport di squadra siano determinanti in alcuni momenti delle partite. Ma se il ragionamento può essere veritiero per sport dalle grandi affluenze di tifosi come il tennis - o il calcio, il basket, il football -, lo stesso vale anche per il nuoto?
TESTA SOTT'ACQUA
Chiunque abbia frequentato una gara di nuoto sa quanto chiassosa possa essere una piscina. Per poter parlare di fattore tifo, bisogna probabilmente prendere gli estremi dello spettro di gare di nuoto: lo Stadio del Nuoto di Roma durante le finali dei Mondiali 2009 e la piscina stracolma di genitori per la gara di provincia (caso che vale anche per tutti gli altri sport). Limitandoci ad esaminare le manifestazioni internazionali, cosa sappiamo dell'effetto pubblico in una gara di nuoto?
Federica Pellegrini ha spesso dichiarato di essersi sentita trascinata dal tifo nelle sue vittorie mondiali a Roma 2009; Ian Thorpe ha detto che, prima della finale dei 400 stile di Sydney 2000, sentiva la terra tremare sotto ai piedi per il rumore proveniente dalle tribune stracolme; a Rio 2016, i 15mila dello stadio del nuoto hanno spinto Bruno Fratus dalle batterie al sesto posto nella finale dei 50 stile. Gli esempi di atleti capaci di esaltarsi nel grande evento grazie anche alla presenza del pubblico sono numerosissimi, così come anche i nuotatori che, magari a causa dell'inesperienza, hanno subìto la pressione delle tribune piene.
Tuttavia, questa influenza si conclude nel momento esatto in cui si tocca l'acqua: quanti di voi possono affermare di aver distintamente sentito qualcosa durante una gara? Forse soltanto a rana, ed unicamente se il coach è bravo a sincronizzare il fischio con il momento in cui le nostre orecchie sono libere. O forse nelle distanze lunghe, quando c'è il tempo di buttare un occhio a bordovasca per capire se le cose stanno andando come previsto e, soprattutto, quante vasche mancano. In ogni caso, il tifo del pubblico durante una gara di nuoto, è praticamente ininfluente.
OLIMPIADI A PORTE CHIUSE?
L'effetto di un'Olimpiade disputata in uno stadio immenso ma vuoto stonerebbe con l'immaginario che abbiamo creato in un secolo di gare, di spalti gremiti e di bandiere sventolanti. Non ci sarebbero nemmeno le grafiche psichedeliche della ISL a cercare di tamponare la situazione, visto il tradizionalismo con il quale vengono (giustamente) organizzati gli eventi a cinque cerchi.
Qualcuno in realtà sta provando: gli effetti visivo-sonori che sta usando l'NBA, i fans collegati da casa che riempiono in parte gli spalti ed i boati registrati ad ogni azione tentano di dare una parvenza di pathos e tamponare l'effetto cattedrale delle arene vuote. Ma sappiamo tutti, atleti compresi, che non è per niente la stessa cosa.
In definitiva, per ciò che sappiamo ora, se si svolgerà sarà un'Olimpiade a porte chiuse. Nel nuoto, vincerebbe comunque il più forte - o il più in forma in quel momento - ma ne risentirebbe lo spettacolo, il contorno della gara, la cornice. E non è forse questo che rende così affascinanti le Olimpiadi ai nostri occhi?
A mercoledì prossimo!