In una settimana avara di notizie sulle quali discutere, #Fattidinutoo weekly non vi abbandona e vi sottopone un tema ricorrente, soprattutto quando si scorrono le convocazioni nazionali. Da dove provengono gli atleti che compongono le rappresentative azzurre?
Venerdì scorso, proprio dopo che ne abbiamo parlato nella weekly, la Federnuoto ha finalmente diramato le convocazioni per i Mondiali di Budapest ed i Giochi del Mediterraneo, formazioni che il dt Cesare Butini ha composto in seguito ai risultati degli Assoluti Primaverili.
Un processo che Butini stesso ha definito “laborioso”, sia per il numero di atleti totali coinvolti (76) sia per l’improvvisa cancellazione delle Universiadi, per le quali era prevista un’ulteriore formazione di 34 nuotatori e sette tecnici.
NAZIONALE SBILANCIATA
A guardarle bene, le due nazionali ci danno l’occasione per parlare di alcuni spunti, il primo dei quali è lampante dal grafico qui proposto.
Se per i Giochi del Mediterraneo la squadra è ben equilibrata nel computo maschi/femmine (24/23) rispetto al numero totale di convocati, per i Mondiali sembra esserci stato un ragionamento diverso. Chiaramente, visto il totale atleti convocati (20 maschi e 9 femmine), si tratta di una nazionale sbilanciata sul settore maschile, che ha addirittura più del doppio dei nuotatori rispetto a quello femminile.
Fattore influente, da questo punto di vista, è la mancata qualificazione della 4x200 donne, che toglie almeno tre caselle da dedicare alle specialiste (che in Italia, purtroppo, mancano). Oltre a questo c’è anche una fotografia ben precisa di un movimento, quello femminile, meno florido rispetto al maschile. Eccezion fatta per le mististe Cusinato e Franceschi, non convocate per i Mondiali a causa di uno stato di forma non eccelso ma comunque colonne portanti di questa squadra, non sembrano esserci altri grossi nomi che a Budapest avrebbero potuto fare la differenza.
DA DOVE VENGONO GLI AZZURRI?
Passiamo all’analisi della provenienza degli atleti della nazionale, partendo da quella per i Mondiali.
Undici regioni rappresentate al maschile, cinque al femminile: la fotografia dell’Italia nella nazionale per Budapest ci restituisce una Lombardia al primo posto con sei atleti, seguita da quattro regioni con quattro atleti ciascuna, Lazio, Toscana, Veneto e Puglia. Quest’ultima si prende la palma per il maggior numero di donne, tre.
Come cambia il grafico se, invece, prendiamo in esame le società civili di appartenenza degli atleti?
Come presumibile, la situazione si ribalta completamente a favore del Lazio che, grazie soprattutto al Circolo Canottieri Aniene, ha più del doppio degli atleti tesserati rispetto alla Lombardia, seconda forza. (In questa graduatoria c’è una donna in meno, Chiara Tarantino, che non è tesserata per alcuna società civile).
Facciamo lo stesso ragionamento sulla nazionale per i Giochi del Mediterraneo.
In una squadra più allargata come quella che volerà ad Orano compaiono tredici regioni, tra cui anche Umbria, Sicilia e Sardegna, che non erano presenti nella precedente tabella. La più numerosa è l’Emilia Romagna, grande fucina di talenti natatori, che precede di due lunghezze Lazio Lombardia e Toscana.
Vediamo come cambia prendendo in esame le società civili di appartenenza.
Anche qui il Lazio risale la classifica e si porta al comando con due unità in più dell’Emilia Romagna e il doppio della Toscana, confermando quindi il trend di migrazione dei migliori talenti del nostro nuoto verso le società della capitale.
See you later!