Dopo una settimana di sbornia Europea, e prima di rituffarci nel frullatore dei playoff della ISL, vorrei fermarmi un secondo e riflettere. Non è mai successo che il nuoto italiano avesse così tanto da raccontare, e non mi riferisco solo alle medaglie.
Ci sono alcune sfumature che mi hanno colpito e che mi piacerebbe fissare nella memoria: le ho raggruppate nella weekly di oggi.
SILVIA DI PIETRO
“non importa quante volte cadi, ma quante ti rialzi”
Ok, non è la più originale delle frasi motivazionali, anzi a dirla tutta è forse un pochino inflazionata, ma per rendere l’idea non mi viene molto di meglio.
Forse dovremmo chiederlo a lei. Chiederle cosa si prova a farsi male alla spalla a 17 anni, con una carriera in rampa di lancio e il futuro tutto davanti, ed essere costretta a fermarsi.
Chiederle cosa si prova a sentire il ginocchio non funzionare come dovrebbe a 23 anni, proprio nel momento in cui tutto finalmente girava al meglio.
Cosa si prova guardare le gare dalla televisione, mentre si lotta contro la sfortuna, con l’unico chiodo fisso di tornare là dove sai di appartenere.
Ma in fin dei conti, anche senza chiederglielo, lo vediamo dai suoi occhi. Lo sguardo determinato di una donna che ha preso in mano il destino e lo ha forgiato, lo ha plasmato, fino a quando non si è piegato alla sua volontà. E che ora si gode il frutto del suo lavoro.
Silvia Di Pietro è tornata, anzi non se n’è mai andata. E di questo, noi, non possiamo che essere grati.
GREGORIO PALTRINIERI
Stamattina mi sono svegliato con un pensiero fisso.
Mi sono messo nei panni dei sui avversari, di quelli che devono nuotare contro di lui. Mi sono messo nei panni di Wellbrock e Romanchuk o di chiunque abbia anche solo per una volta duellato con lui.
Mi sono chiesto come deve essere svegliarsi la mattina e sapere che, da qualche parte in Italia, c’è uno che non pensa ad altro che alla vittoria. Uno che macina chilometri e chilometri di acqua colorata e salata con il solo obiettivo di essere sempre pronto.
Uno che ogni volta che si tuffa non conosce mezze misure, uno che se gli rimane anche solo un grammo di energia, la usa per metterti la mano davanti. Uno che è letteralmente più forte anche dei malanni fisici.
Ho pensato a tutto ciò ed ho concluso che, essere avversari di Gregorio Paltrinieri, deve essere un vero inferno. Perché anche se una volta riesci a batterlo (e per farlo fai una fatica immane), la volta dopo lui ti punta dritto negli occhi e ti sfinisce, fino all’ultima bracciata.
Poi mi sono alzato ed ho preso il caffè: per fortuna non sono un mezzofondista.
MARTINA RITA CARAMIGNOLI & FRANCESCA FANGIO
(Di seconde vite e seconde chance)
Com’era quella storia del treno che passa una volta sola? Vero, sicuramente verissimo, ma siamo sicuri che a volte non sia un alibi?
Martina Caramignoli nel 2014 aveva 23 anni e la carriera tutta da scrivere: dal podio europeo di Berlino scrutava un orizzonte infinito di possibilità. Poi forse non tutto è andato come sperava, ma evidentemente mollare non era un’opzione. Ed eccoci qua, sette anni dopo, con un altro bronzo europeo al collo che fa coppia con quello di Budapest, ed in mezzo pure un’Olimpiade.
L’opzione del ritiro, Francesca Fangio l’aveva accarezzata e di sicuro aveva le sue buone ragioni. Ma non è andata così. C’è chi crede nel destino, chi nella volontà: in ogni caso Francesca oggi stringe in mano un bronzo europeo, ha i cinque cerchi tatuati sulla pelle e in tasca il record italiano dei 200 rana in vasca lunga.
Se i treni esistono, e quindi passano, bisogna saperli prendere. Al volo. Ogni volta.
FABIO SCOZZOLI
Se oggi l’Italia è la potenza che è, lo deve anche a chi ha tirato la baracca nei tempi meno luminosi.
Forse Fabio Scozzoli non lo sapeva, ma ogni 100 rana che nuotava, ogni battaglia che combatteva, ogni caduta ed ogni vittoria della sua carriera, ispirava generazioni di ragazzini, li incantava.
Tra loro c’erano i Pinzuti, i Poggio, i Martinenghi. E ci sono ancora, lì incollati alla tv di casa, ammaliati da un ragazzo di 33 anni che non molla un colpo, fino all’ultimo metro, all’ultima gambata.
Si parlava di determinazione, di costanza, di consapevolezza. Eccole qua, in una persona sola.
Senza clamore, senza troppe parole. Solo ed esclusivamente fatti
MARCO ORSI
Ok Lamberti il futuro, il talento che sta per esplodere a tutti i livelli; ok Martinenghi ormai prossimo capitano, monolitico e determinante; ok Zazzeri sempre più certezza anche nelle grandissime occasioni.
Ma cosa gli vuoi dire a Marco Orsi?
31 anni, determinato e preciso, tirato a lucido, sia fisicamente che mentalmente. Quando si parla di esempio, di determinazione, di forza di volontà, bisognerebbe parlare di lui.
Campione europeo e recordman del mondo: Solo applausi.
Se vi piace leggere di nuoto, trovate il mio libro “Ritratti di nuoto” qui
See you later!